Finanza

Una valutazione degli effetti dell’ Accordo di libero scambio UE-MERCOSUR sul commercio estero italiano

Dopo un lungo negoziato, lo scorso dicembre la Commissione europea (CE) ha finalizzato l’intesa per l’accordo di libero scambio tra Unione Europea (UE) e Mercosur. Si tratta di un accordo commerciale ambizioso, che copre temi quali: tariffe, regole di origine, ostacoli tecnici al commercio, misure sanitarie e fitosanitarie, servizi, appalti pubblici, proprietà intellettuale, sviluppo sostenibile, piccole e medie imprese. L’Accordo commerciale coinvolgerà oltre 700 milioni di consumatori, quasi 1/10 della popolazione mondiale, e promuoverà l’integrazione di economie che assieme rappresentano quasi il 25% del prodotto interno lordo (PIL) globale, creando la più grande zona di libero scambio del mondo. Per l’UE si apre il mercato del più grande blocco commerciale dell’America Latina, con un PIL combinato di oltre 2,4 trilioni di dollari, una popolazione di oltre 260 milioni di abitanti e solidi legami di collaborazione con l’UE e, in particolare, con l’Italia.

A livello settoriale, l’Accordo interessa principalmente comparti come la chimica, la farmaceutica, i macchinari, i mezzi di trasporto e l’abbigliamento e accessori. Oltre al settore manifatturiero, prevede la liberalizzazione anche di alcuni comparti del settore agroalimentare.

Per quanto riguarda gli scambi di merci, l’accordo prevede che entro dieci anni l’UE liberalizzerà completamente tutte le sue importazioni manifatturiere dal blocco latino-americano e l’82% delle importazioni agricole. A loro volta, i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) liberalizzeranno il 90% delle importazioni di beni industriali dall’UE e il 93% dei prodotti agricoli. Inoltre, l’accordo prevede che oltre 350 prodotti alimentari europei con denominazione di origine o indicazione geografica saranno protetti da possibili imitazioni nei paesi del Mercosur. L’Accordo contiene anche disposizioni che riducono le barriere non tariffarie (semplificando le procedure doganali e rimuovendo le barriere tecniche), e misure volte a facilitare l’accesso delle piccole e medie imprese a nuovi mercati.

L’esito negoziale migliora la versione precedente dell’accordo, concluso nel 2019 ma non approvato, in particolare nell’area dello sviluppo sostenibile, introducendo esplicitamente impegni vincolanti per combattere la deforestazione, il cambiamento climatico e per garantire il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori.

Per quanto riguarda le prospettive, si apre ora a livello europeo il lungo iter d’approvazione. L’Accordo dovrà innanzitutto ottenere l’approvazione del Consiglio Europeo e del Parlamento Europeo. L’esito non è affatto scontato visto il peso della Francia, paese capofila nell’opposizione all’accordo in difesa degli interessi agricoli. Sono soprattutto gli agricoltori europei, specialmente in Francia, Irlanda e Belgio, a manifestare preoccupazioni significative riguardo all’impatto che l’afflusso di prodotti agricoli sudamericani, come carne e soia, potrebbe avere sull’agricoltura europea. Si teme che l’Accordo possa generare una concorrenza sleale, aggravata dall’assenza nel Mercosur di regolamenti rigorosi su tracciabilità alimentare, salute animale, biodiversità e benessere animale. Più in generale, occorre ricordare che l’Accordo rientra tra quelli di “nuova generazione” stipulati dall’UE (cfr. Marvasi E., Nenci S., Salvatici L. 2018, https://www.ice.it/it/studi-e-rapporti/rapporto-ice-2018, p. 117), ovvero accordi che riguardano non solo le “competenze esclusive” della Commissione Europea ma anche quelle “condivise” con gli Stati Membri sulla base degli articoli 3 e 4 del Trattato di Lisbona. Di conseguenza, dopo la (eventuale) approvazione a livello europeo si aprirà la cosiddetta fase di “applicazione provvisoria” in attesa delle ratifiche a livello nazionale. L’Accordo entrerebbe, quindi, in vigore per tutte le parti che sono di competenza esclusiva della Commissione Europea, rimandando l’applicazione integrale di tutti i capitoli all’approvazione da parte di tutti gli Stati Membri.

In questo contributo, proponiamo un’analisi degli scambi commerciali tra Italia e Mercosur e una simulazione controfattuale volta a valutare come l’Accordo di associazione commerciale tra UE e Mercosur potrebbe incidere sui flussi commerciali dell’Italia. Le simulazioni sono svolte con il modello di equilibrio economico generale dinamico del Global Trade Analysis Project (GTAP), GTAP-Dyn. Per maggiori dettagli, si veda lo studio svolto dal Centro Rossi-Doria d’intesa con l’ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (S. Nenci e L, Salvatici, 2022: Layout 1).

L’analisi evidenzia che i Paesi Mercosur rappresentano un buon mercato di riferimento per gli interessi commerciali delle imprese manifatturiere italiane, con molteplici possibilità di espansione, in particolare per quelle appartenenti ai settori in cui l’Italia gode di un consolidato vantaggio comparato, come nel caso di macchinari e abbigliamento, farmaceutica e mezzi di trasporto. In merito al settore agro-alimentare, l’area Mercosur risulta ancora marginale per l’export italiano, ma rappresenta già un interessante mercato per i prodotti tipici del Made in Italy (vino e olio), le cui esportazioni verso l’area latino-americana sono cresciute vivacemente negli anni recenti.

Relativamente alle importazioni, in termini di volume di scambi commerciali e peso sul PIL, il Mercosur non rappresenta per l’Italia un mercato prioritario per l’approvvigionamento di beni e servizi. In termini di composizione, le importazioni italiane risultano piuttosto omogenee e riguardano principalmente prodotti agricoli, prodotti di origine animale e alimentari, di cui i paesi del Mercosur sono leader globali.

Viceversa, per il Mercosur, l’accesso al mercato europeo – e quindi italiano – rappresenta un obiettivo di particolare interesse. La possibilità di un incremento dei flussi provenienti dai paesi Mercosur non desta, tuttavia, particolare allarme per un possibile spiazzamento della produzione nazionale, in quanto la struttura delle esportazioni delle economie del Mercosur, a livello aggregato, è, attualmente, molto poco simile a quella dell’economia italiana.

A livello settoriale, le esportazioni di elettronica e macchinari di Argentina e Brasile rappresentano un’eccezione, pur restando bassa la similarità. Le importazioni di prodotti agricoli mostrano un’alta penetrazione nel mercato italiano, ma i vantaggi comparati tra le economie divergono, con una sovrapposizione limitata a pochi prodotti (pelli grezze, cuoio, lana e filati).

Inoltre, le quote del Mercosur sulle importazioni complessive italiane non potranno aumentare in modo significativo visto che l’Accordo conferma alcune delle restrizioni quantitative attualmente in vigore e, nei casi in cui si prevede un aumento delle quote a tariffa ridotta, i volumi aggiuntivi non superano i livelli di importazione già esistenti.

L’asimmetria nelle relazioni commerciali si manifesta anche nel settore agroalimentare italiano, con alcuni comparti che potrebbero essere danneggiati e altri favoriti dall’accordo con il Mercosur. Tra i settori a rischio ci sono alcune produzioni agricole (quali carni, riso e miele), mentre tra quelli avvantaggiati si annoverano vino, formaggi e altri prodotti lattiero-caseari. Inoltre, le Indicazioni Geografiche italiane beneficeranno del riconoscimento di numerose denominazioni non ancora tutelate (tra cui parmigiano, grana padano, mozzarella di bufala campana, prosecco, prosciutto di Parma).

Per quanto riguarda la valutazione ex-ante degli effetti economici dell’Accordo, i risultati della simulazione mostrano impatti positivi per il commercio e il PIL reale di entrambe le aree, ma particolarmente significativi per il Mercosur. L’impatto sull’UE sarà più contenuto, principalmente per due ragioni: da un lato, il commercio con l’UE riveste maggiore importanza per i membri del Mercosur; dall’altro, i vantaggi dell’apertura al commercio tendono ad essere più significativi per le economie relativamente più chiuse, come quelle del Mercosur. Tra i membri dell’UE, tuttavia, l’Italia risulta essere tra i paesi che trarranno i maggiori vantaggi dall’accordo.

In particolare, si prevede che, alla fine del periodo considerato, il commercio totale per l’UE aumenterà di oltre 60 miliardi di dollari, con l’Italia che contribuirà per l’11% (sopra la media UE). Le esportazioni italiane cresceranno di oltre 3 miliardi, trainate dal settore Macchinari e apparecchiature (+3,3%), mentre riduzioni sono attese per alcuni prodotti (Semi oleosi, -8%) e in alcuni servizi (servizi pubblici, commerciali e legati alla vendita). Inoltre, l’Accordo porterà a un generalizzato aumento del contenuto di valore aggiunto italiano nelle esportazioni dei paesi del Mercosur (grazie all’impiego di beni intermedi italiani), a cui si aggiungerà quello inglobato nelle esportazioni di altri paesi UE destinate al mercato latino-americano, determinando una maggiore integrazione dell’Italia nelle catene globali del valore.

Guardando all’impatto settoriale sull’economia italiana, l’Accordo porterà ad aumenti della produzione e delle esportazioni soprattutto nel caso di macchinari e apparecchiature, siderurgia e metalli. Riduzioni di lieve entità si registreranno nella produzione di beni alimentari e abbigliamento.

Tuttavia, non tutti i settori ne beneficeranno nella stessa misura. All’interno di ciascun settore, gli effetti saranno ulteriormente differenziati a seconda delle specifiche caratteristiche delle imprese, quali: dimensione, appartenenza ad un gruppo e produttività.

L’unione di due grandi mercati di consumo, appartenenti ad aree economiche con diversa dotazione di risorse e fattori produttivi, crea le premesse per sfruttare i vantaggi della specializzazione e del commercio, anche se nell’UE questi vantaggi sono appannaggio soprattutto dei settori extra agricoli. L’Accordo Mercosur può offrire opportunità per diversificare le nostre catene di approvvigionamento dalla Cina e per affrontare le potenziali tariffe doganali degli Stati Uniti. Potrebbe, inoltre, garantire accesso privilegiato a risorse essenziali per l’industria europea, tra cui metalli rari indispensabili per le tecnologie avanzate e i veicoli elettrici. Più in generale, in un mondo sempre più multipolare, consolidare i rapporti con i paesi emergenti del Mercosur e differenziare le relazioni internazionali rappresenta un asset geopolitico di grande valenza strategica.

La nostra valutazione d’impatto evidenzia che, insieme all’economia italiana nel suo complesso, anche l’agroalimentare può guadagnare dall’accordo, grazie soprattutto alla possibilità di esportare le proprie eccellenze in mercati emergenti, dove si rafforzano le fasce di consumatori disposti a comprare beni di qualità. Il problema, come sempre in questi casi, è la distribuzione (e la percezione) asimmetrica di costi e benefici: da un lato, costi più concentrati in comparti sensibili e più immediatamente percepibili e, dall’altro, benefici più distribuiti tra i vari settori e più diluiti nel tempo.